Con povertà energetica s’intende la difficoltà, per i nuclei familiari, di acquistare servizi energetici
essenziali (sostanzialmente elettricità e combustibili) o, in alternativa, lo stato di povertà, ritenuto
socialmente inaccettabile, in cui le famiglie più fragili si ritrovano dopo aver speso per l’acquisto di
energia.
Si è in povertà energetica se mancano i soldi per pagare le bollette o se, dopo aver provveduto a
pagare elettricità e riscaldamento, resta poco o nulla per altre spese.
Il primo passo è quello di arrivare ad una definizione ed una misurazione unitaria della povertà energetica in
Europa, dove i vari Paesi attualmente procedono in ordine sparso, ognuno con realtà, sensibilità e politiche
diverse. Nonostante questa disparità, stime approssimative parlano di ventitré milioni e trecentomila famiglie
in povertà energetica in tutta Europa.
La povertà energetica deriva dal costo dell’energia, dal basso reddito e da un’inadeguata efficienza
energetica
nelle abitazioni. Per questo motivo per ridurne l’impatto collaborano politiche sociali, contrasto dei
cambiamenti climatici e riduzione della spesa energetica nazionale.
Secondo la Commissione Europea, i soli interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica degli
edifici
potranno ridurre la povertà energetica per un numero di nuclei familiari che va dai 515.000 a 3,2 milioni.
In Italia si stima che in media circa l’8% delle famiglie si è trovato in condizioni di povertà energetica
negli
ultimi venti anni, con un picco del 8,5% nel 2016 a livello nazionale, e picchi del 14% al Sud.